Articolo
by ILARIA LAGAZIO, Senior Technical Sales Specialist Autodesk
Negli
ultimi mesi ho notato un crescente e virale interesse nei
confronti delle problematiche relative all'interoperabilità
tra piattaforme differenti.
Non c'è
evento in cui non compaiano le "domande standard":
"Revit è certificato IFC? é vero che il
BIM Autodesk è "chiuso"?"
Interrogativi
che in parte sorgono spontanei leggendo l'articolo 23 del
Nuovo Codice Appalti - comma 13, che enunciando la possibile
richiesta da parte delle stazioni appaltanti dell'uso di metodi
e strumenti elettronici precisa: "Tali strumenti utilizzano
piattaforme interoperabili a mezzo di formati aperti non proprietari,
al fine di non limitare la concorrenza tra i fornitori di
tecnologie e di non limitare il coinvolgimento di specifiche
progettualità tra i progettisti".
Sottolineo
in parte, perchè credo anche che ci sia stata una forte
intenzionalità da parte del mercato (o "marketing")
nel travisare il concetto di "piattaforme interoperabili"
e "formati aperti" riducendo la assai complessa
questione ad una pura esportazione in formato IFC in concomitanza
con la nascita di svariate alleanze di produttori "OPEN
BIM" che hanno sottinteso implicitamente esclusi gli
altri (tra cui Autodesk) dalla gamma dei "BIM APERTI".
Proverò
a rispondere prima in maniera chiara alla domanda principe:
Revit non solo è certificato IFC, ma soprattutto l'opzione
IFC è stata aggiunta in Revit già nel 2007 e
dal 2012 il codice IFC di Revit è un "Open Source"
in modo da poterlo anche personalizzare per adattarlo alle
varie situazioni (in quanto come vedremo non è sempre
perfettamente esauriente).
Aggiungo
a tal proposito che Autodesk è Socio Fondatore della
associazione "Building Smart International" dal
lontano 1995 ed ha sempre fortemente supportato il formato
IFC, tanto da avere oggi il maggior numero di software IFC
compatibili (14 interfacciati e 7 certificati) tra tutti i
maggiori provider di software.
E che
dire poi, parlando di interoperabilità, del concetto
stesso di AutoCAD (ebbene sì forse per la prima volta
mi sentite parlare di AutoCAD!) che nel lontano 1982 ha costituito
il primo CAD al mondo basato sul principio di interoperabilità:
si trattava infatti di un CAD che funzionava su qualsiasi
PC, creando una netta discontinuità col passato, quando
ogni sistema CAD era associato ad uno specifico hardware:
Autodesk è nata con un concetto intrinseco di interoperabilità
E che
dire ancora di tutti gli Application Program Interface (API)
appositamente sviluppati per ogni versione dei software Autodesk,
proprio per permettere a qualunque sviluppatore di dialogare
con essi?
Quindi
la risposta più semplice e immediata che posso dare
è la più banale: è evidente che Autodesk
supporta l'interoperabilità ed investe in interoperabilità.
Ma allora
perchè tante obiezioni relative al BIM Autodesk come
un BIM "chiuso"? Qui bisogna fare chiarezza.
Il BIM
Autodesk non è affatto "chiuso" o "più
chiuso" di altri BIM concorrenti. Il BIM Autodesk è
invece "Completo". Questo significa che pur dando
per scontato il fatto che è indispensabile interoperare
e investire in interoperabilità, la soluzione Autodesk
consente di sviluppare tutto il progetto rimanendo, volendo,
all'interno di casa Autodesk, riducendo magari al minimo l'utilizzo
di plugin locali (interoperabili) per considerazioni molto
specifiche.
Mi preme
anche sottolineare che "Building Smart International"
co-fondato da Autodesk è l'UNICO ente al mondo in grado
di CERTIFICARE i software dal punto di vista IFC compatibility.
Permettetemi
di aggiungere di fare molta attenzione: solo ed esclusivamente
questo tipo di targhetta vi dà la garanzia che un software
è certificato IFC e vi dice in che termini: tutto il
resto è solo marketing.
Detto
questo, una dovuta riflessione su cosa è veramente
il formato IFC e cosa possiamo illuderci di ottenere a mio
avviso è indispensabile.
Prima di tutto IFC è un formato DI SCAMBIO. Non si
può lavorare in IFC, si può solo scambiare informazioni.
Ad oggi ritengo, ma smentitemi se avete altre evidenze, che
il modo più interessante di lavorare interoperando
con un collega che mi invia un suo formato IFC è linkarlo
al mio file in Revit. Oppure, se lo devo solo interrogare
posso pensare di aprirlo con ilLarge Model Viewer (https://a360.autodesk.com/viewer/)
gratuito online, che perlatro aprirebbe tranquillamente anche
il formato nativo originale. Se poi lo dovessi usare per la
gestione del cantiere potrei aprirlo con Navisworks, ma ancora
una volta
potrei usare il formato nativo. Spero che
questi dubbi inizino a far porre delle domande
Altra
domanda tipica dell'utente: perchè esportando in IFC
da un software certificato e reimportandolo sullo stesso software
non ottengo esattamente indietro tutte le informazioni?
Perchè
esattamente come sto cercando di spiegare, IFC oggi ha ancora
delle limitazioni. Un software viene certificato IFC regolarmente
se è in grado di importare / esportare una certa serie
di parametri definiti; anno dopo anno i software evolvono,
i link migliorano, il formato IFC cambia (2×3, 4.0 ecc)
più parametri vengono mappati e la vita del progettista
migliora.
Nonostante
la mia puntuale critica, io credo fermamente che il formato
IFC sarà il futuro, insieme ad altri tool di collaborazione.
Volendo
spingere al limite il concetto di interoperabilità
"al fine di non limitare la concorrenza tra i fornitori
di tecnologie "perchè non potremmo pretendere
ad esempio che un fornitore di carpenteria per un edificio
in acciaio utilizzasse un formato IFC per la produzione a
controllo numerico, costringendolo a modificare i formati
di input delle macchine? Non pensate che il produttore ci
darebbe dei pazzi?
O perchè
non potremmo insistere che per un calcolo energetico invece
di un formato gbXML, un Energy Manager si potrebbe accontentare
di un IFC?
E che
dire della progettazione infrastrutturale, dove il concetto
di IFC è solo agli albori?
Occorre
fare attenzione che tutta questa sete di neutralità
non finisca per diventare una ortodossia, che porterebbe come
possiamo facilmente immaginare ad un formato "ufficiale"
in IFC e un sottobosco di scambi tra i professionisti di formati
utilizzati sui quali non sarebbe poi possibile gestire alcuna
contestazione dal momento che non sono ufficiali, mentre uno
degli scopi principali del BIM è proprio quello di
avere un modello come riferimento incontestabile.
Insomma,
la mia riflessione vuole essere solo un punto di partenza
per comprendere quanto vasta sia la problematica dell'interoperabilità
che giustamente viene sollevata in ambito di appalti pubblici
e senza dubbio va garantita al massimo la neutralità,
ma di sicuro non è consegnando un file IFC (che pure
ritengo sia l'obiettivo che ci dobbiamo porre a medio termine)
che ci possiamo ritenere al sicuro da tutti i problemi.
E di
sicuro, scegliere un Software solo in base alla sua targhetta
IFC è una scelta sbagliata.
Un'ultima
riflessione: gli anglosassoni, che sono molto più avanti
di noi rispetto al BIM, nelle loro norme di riferimento per
il "BIM Level 2", non richiedono mai in nessuna
fase un file in formato IFC: possibile che nessuno si preoccupi
da loro della concorrenza libera, o forse ci sfugge qualcosa?
Ciò che viene richiesto nei Paesi Anglosassoni per
il BIM Level 2, anche per gli appalti pubblici è il
file NATIVO, i pdf di tutte le tavole e il file COBie (Construction
Operation Building Information Exchange), anche esso esportabile
da Revit e da Navisworks, che, guardacaso perchè gli
inglesi sono più avanti di noi, si riferisce alla fase
di handover e gestione del manufatto edilizio, spostando la
vera centralità del discorso BIM dalla fase di progetto
al Facility Management.
In questo mondo in rapida evoluzione, mi sorge quindi il dubbio
che mentre ci accingiamo ad intraprendere la nostra strada
verso il BIM e forse a renderla troppo rigida e mentre il
formato IFC evolve, le cose saranno probabilmente destinate
a cambiare ancora
.
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